«Così ci siamo finti clandestini per stanare i trafficanti di esseri umani sui social»

7 CORRIERE DELLA SERA

– di Giampaolo Musumeci –

I social sono i nuovi canali cui attingono i criminali che trasportano illegalmente i migranti. I ricercatori Andrea Di Nicola e Gabriele Baratto si sono finti clandestini per capire come funzionano i viaggi da Africa e Medio Oriente verso l’Europa. Il motivo? «Dotare le forze dell’ordine di nuovi strumenti»

IL TRAFFICO DI MIGRANTI È UNO DEI BUSINESS più lucrosi. Secondo le Nazioni Unite è il secondo al mondo, dopo la droga. Le rotte verso l’Europa dall’Africa e dal Medio Oriente ma anche da Afghanistan e Pakistan valgono moltissimi soldi. Soldi che finiscono in mano ai trafficanti. Operano sulle frontiere offrendo viaggi e servizi di vario tipo: gommoni, camion, in aereo con documenti falsi… Ma la “Trafficanti Spa”, come ogni impresa che si rispetti, ha anche il suo dipartimento marketing e addirittura la divisione social, per promuovere i servizi offerti ai migranti: sconti, promozioni, viaggi gratis per i bambini, eccetera. Le foto sono suggestive e raccontano il sogno europeo come se fossero parte di un depliant turistico. I trafficanti sono a centinaia su Facebook e Instagram: sono la loro vetrina. Lavorano alla luce del sole, dalla Libia e dalla Turchia, ma non solo. Lo sa bene il professor Andrea Di Nicola, che insegna criminologia, guida il gruppo di ricerca ECrime dell’Università di Trento ed è referente del nuovo Istituto di Scienze della Sicurezza. Da anni lui e il suo team conducono ricerche sulle migrazioni. Lo incontro, insieme al ricercatore Gabriele Baratto, alle porte di Verona, nella sua casa/studio. […]

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