Un premio e persone che fanno sperare

TRENTINO

– di Andrea Di Nicola –

È un immenso onore per me avere ricevuto il Premio Nazionale Paolo Borsellino per l’impegno civile, a Pescara, sabato scorso. Se è successo lo devo anche alle istituzioni che da tanti anni mi permettono di condurre al meglio il mio lavoro di ricerca e di didattica in criminologia, l’Università degli Studi di Trento e la sua Facoltà di Giurisprudenza, e alle tante persone che collaborano con me nella ricerca, che qui voglio ringraziare. E lo devo anche ai miei studenti, che ogni giorno mi fanno capire che la strada intrapresa è quella giusta e rinnovano la mia passione per quello che faccio.

Sono stato lieto che l’Università degli Studi di Trento sia entrata, tramite me, in questo premio, giunto ormai alla sua XIX edizione e voluto nel 1992, per non dimenticare, dal giudice Antonino Caponnetto, che ne è stato a lungo il primo presidente. Ne sono lieto perché la conoscenza e la criticità sono un grande antidoto contro il malaffare e le mafie e perché l’università ha un ruolo di primo piano nell’attivare e consolidare quel “movimento culturale e morale” che deve coinvolgere “tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà, che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”, come diceva proprio Paolo Borsellino.

E alle nuove generazioni, ai miei studenti dedico questo premio. Insegnare a loro è per me un privilegio, oltre che una grande ma bellissima responsabilità. Innanzitutto a loro, ai miei studenti, e agli studenti dell’Università degli Studi di Trento e di tutte le università italiane, voglio dare un suggerimento: se avete voglia di investire un poco di tempo, guardate in internet il video del 19° Premio Nazionale Borsellino e ascoltate le parole di alcuni dei premiati. Ascoltate i discorsi di donne e uomini normali e speciali nella loro normalità.

Di fronte alle testimonianze del maresciallo Andrea Marino di Oppido Mamertina, del sindaco di Corleone Lea Savona, del sindaco di Casal di Principe Renato Francesco Natale, dell’imprenditore reggino Tiberio Bentivoglio non si resta indifferenti. Non si può restare indifferenti a ciò che ci dicono Giuliana Covella, Dina Lauricella, Giorgio Bongiovanni che fanno della loro professione di giornalisti un’arma, non violenta, contro la criminalità organizzata.

O dinanzi agli esempi dei sostituti procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo Roberto Tartaglia e Francesco Dal Bene che, sacrificando le loro vite, contro tutti e tutto, si stanno impegnando nel processo sulla trattativa stato-mafia. Insieme a questi premiati conoscerete altri italiani speciali come Oscar Buonamano, Leo Nodari, Gabriella Sperandio, Don Aniello Manganiello, Lorenzo Diana, che sono felice di avere incontrato lungo la mia strada. Vi indignerete, vi arrabbierete, vi commuoverete, e, come è successo a me, spero vi verrà voglia di fare sempre meglio per questo nostro scalcinato ma stupendo paese.

Vi verrà voglia di non restare indifferenti. È impossibile che un paese con persone così non si salvi. Chi prende le decisioni dovrebbe venire un poco di più a giornate come questa e ascoltare, ascoltare veramente, con la mente e il cuore aperti.
Persone così si meritano, noi tutti ci meritiamo di meglio.

Trentino

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